Giuseppe Ferrario, La donna dagli aghi

euro 14,00
brossura cucita, 160 pp.
carta interni: Favini Aralda;
carta copertina: Fedrigoni Tintoretto marcata
formato: 110×165

“biblioteca della crudeltà” 1

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Hai paura degli aghi?

In questa memoria medico-chirurgica, pubblicata per la prima volta nel 1829, Giuseppe Ferrario racconta l’inquietante vicenda di una ragazza affetta da epilessia dal cui corpo, in 332 giorni di cura all’ospedale di Milano, vennero estratti oltre trecento aghi da cucire. Una delle vicende più incredibili nella storia della medicina italiana dei primi dell’Ottocento, tra superstizione, magia, religiosità popolare, ricerca scientifica e ambigue pratiche mediche. In un racconto incalzante, Giuseppe Ferrario travalica il mero resoconto chirurgico tentando di scavare nella psicologia della paziente e di trovare con il rigore dello scienziato la ragione di un simile bizzarro e apparente inspiegabile comportamento: com’è possibile che da un corpo umano continuino a uscire aghi? Chi li ha introdotti? Con quali ragioni? Evitare in caso di belonefobia.

Una citazione

«le generali convulsioni della macilente donna, il respiro aneloso, minacciante soffocazione, il seno floscio e aggrinzato che discoprissi per la camicia fatta a brani; la violenza con cui ruotava il capo in giro sul collo, e con cui lo dibatteva quasi contro la muraglia e lo cacciava penzolone dalle sponde del letto; gli occhi rosso-turgidi, ora stralunati, ora spalancati, prominenti dall’orbita, fissi e saettanti; il ributtante digrignare dei denti, la materia spumosa tinta di sangue che vomitava a spruzzi dalle luride fauci, il viso gonfio orribilmente contraffatto, i neri capelli che aggruppati e intrisi di bava tratto scuoteva d’intorno al cranio, e a rovescio gli cadevano sul volto […] Tutto inspirava il massimo raccapriccio e terrore, presentando viva l’immagine funesta d’una furia infernale».

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