Cesare Ruggieri, La crocifissione di Mattio Lovat

euro 8,00
brossura cucita, 60 pp.
carta interni: Favini Aralda;
carta copertina: Fedrigoni Tintoretto marcata
formato: 110×165

“biblioteca della crudeltà” 2

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Chiodi, spine e schegge

Alle prime luci dell’alba del 19 luglio 1805, Mattio Lovat, un calzolaio di origini bellunesi residente a Venezia, procedeva con cura scientifica e maniacale a conficcare tre lunghi chiodi nelle sue mani e nei suoi piedi, a cingersi di una corona di spine e, mediante funi, fasce, reti, a esporsi crocifisso su un patibolo da lui stesso assemblato calandosi dalla finestra del suo piccolo appartamento in contrada Sant’Alvise. Tra i primi ad accorgersi del gesto di Mattio furono alcuni passanti che in quella mattinata estiva stavano attraversando calle delle Monache: al gocciolare del sangue levarono il capo accorgendosi con raccapriccio dell’«orrendo spettacolo». La crocifissione di Mattio Lovat è il resoconto che il medico Cesare Ruggieri, casualmente presente in contrada Sant’Alvise in quella concitata mattina, volle scrivere sotto forma di lettera, cercando di approfondire, con un approccio psicologico, le ragioni profonde, nonché la tecnica e il metodo, di un simile gesto. Ruggieri indaga il passato di Mattio Lovat, ravvisando nei confusi manoscritti del calzolaio gli indizi del suo comportamento, ma ne segue anche il destino successivo, fino alla tragica morte all’Ospedale dei Pazzi di San Servolo. Il volume riproduce interamente il testo di Ruggieri, pubblicato per la prima volta nel 1806 e subito tradotto in varie lingue; nel libro è anche pubblicato uno scritto originale di Mattio Lovat, un articolo veneziano del 1850 che aggiunge ulteriori dettagli alla storia del calzolaio, nonché una bibliografia e una raccolta iconografica che testimoniano la circolazione internazionale del breve testo di Ruggieri. Se il caso della crocifissione di Mattio venne preso in esame per studi scientifici su genio, follia, suicidio, la biografia del calzolaio bellunese ispirò uno dei più grandi scrittori italiani, Sebastiano Vassalli, nella stesura del suo romanzo Marco e Mattio.

Una citazione

«Non meraviglio che Mattio abbia tentato uccidersi, ma mi sorprende l’idea di volersi prima tormentare barbaramente. Si sa che tutti i suicidi studiano di procurarsi più pronta la morte che sia possibile, per timor del dolore. Bisogna dunque che in Mattio l’idea del dolore, o non sia succeduta a quella di crocifiggersi, o che abbia creduto doversi rendere veramente martire prima di morire».

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