El ballo della Morte. Una danza macabra nell’Italia del tardo Medioevo, introduzione di Pietro Vigo

euro 11,50
brossura cucita, 128 pp.
carta interni e copertina: Favini Aralda; formato: 115×135

“biblioteca liminale” 1

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Non è più certa cosa che la morte

El ballo della Morte, che inaugura la nuova collana “biblioteca liminale”, è un volume in piccolo formato, con incisioni e illustrazioni tratte dalle opere di Hans Holbein e da antiche edizioni italiane. Il libro riproduce interamente l’omonimo componimento, di autore anonimo, rinvenuto nel XIX secolo presso la biblioteca Riccardiana di Firenze, divulgato da Pietro Vigo in un suo studio sulle danze macabre, ma ben presto dimenticato. «El ballo della Morte consiste in un dialogo alternato fra la Morte e un personaggio di diversa età e condizione», si legge nella prefazione di Vigo; si tratta, insomma, di «un invito che la inesorabile Dea fa a ciascuno di intrecciar seco una danza. È notevole che coloro i quali sono più illustri per dignità e per potenza vengano invitati all’orrido ballo con maniera poco benigna e gentile, e sian fatti segno di rimproveri acerbi per aver menato una vita viziosa e degna dell’eterna dannazione». El ballo della Morte è non solo un memento mori, ma ci proietta nel mondo del tardo Medioevo italiano, in una lugubre danza in cui le gerarchie sociali ed economiche vengono ribaltate, in cui il potere dei pochi e dei privilegiati è canzonato e irriso: un mondo di disuguaglianze e di conformismi, forse, non troppo dissimile da quello odierno.

Una citazione

«Aspetta, aspetta, avaro maledetto,
ch’i’ te caverò delle budella!
Non ti ricorda di quel savio detto,
che la morte a’ tuoi pari è aspra guerra?
Senza ch’io dica, sai per che rispetto;
la conclusione è questa, ch’io son quella
che, non che per lasciare e’ mali acquisti,
tu canti in mia presenzia el dirupisti».

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